Aglais io

di Paolo Mazzei

Siamo arrivati al numero 61 della nostra rubrica e ci occupiamo stavolta di una delle farfalle più belle, vistose e inconfondibili della nostra fauna: si tratta della vanessa io o occhio di pavone, Aglais io (Linnaeus, 1758), descritta originariamente nel genere Papilio Linnaeus, 1758.

La vanessa io veniva considerata, fino a non molto tempo fa, l’unica specie del genere Inachis Hübner, [1819], considerato attualmente sinonimo del genere Aglais Dalman, 1816, che contiene altre due specie in Europa, la vanessa dell’ortica Aglais urticae (Linnaeus, 1758) e la vanessa sarda Aglais ichnusa (Hübner, [1824]), visibili qui sotto, entrambe con le larve sull’ortica, di cui parleremo in futuro in questa stessa rubrica e comunque impossibili da confondere con la vanessa io.

Aglais io è presente e diffusa in Italia in tutte le regioni, isole comprese.

Al di fuori dell’Italia si incontra nelle zone temperate dell’Europa e dell’Asia fino al Giappone.

Les Arales, Jussy (Ginevra), Svizzera, 1/7/2017.

Aglais urticae, Campo Imperatore, Gran Sasso (L’Aquila), 19/7/2008.

Aglais ichnusa, Corse du Nord, Francia, 30/5/2018. Foto di Daniel Morel

Secondo lepiforum.org è assente nell’estremo nord e nell’Asia meridionale tropicale. In Europa, è assente in Islanda, Scandinavia settentrionale, Finlandia settentrionale e Russia settentrionale. Nella regione mediterranea è assente nel Portogallo meridionale e nella Grecia meridionale, e nelle regioni mediterranee meridionali si trova altrimenti quasi esclusivamente sulle montagne. Negli ultimi anni la specie si è diffusa nel nord della Scozia continentale e lungo le coste della Scandinavia.

Vola dal livello del mare fino a oltre 2000 metri, e frequenta margini e ampie radure di boschi e in generale luoghi con buona presenza di piante fiorite e di ortica, inclusi giardini e parchi urbani.

Ha di solito due generazioni, con sfarfallamenti da giugno a luglio per la prima generazione e da metà settembre per la seconda. Al nord e a quote più elevate può avere una sola generazione, mentre nelle annate più calde e in alcune località ci può essere una terza generazione parziale in autunno. Sverna allo stadio adulto riparandosi sotto tronchi, cortecce, in grotte o piccoli anfratti, e rimane in vita sino a maggio dell’anno successivo, ed è possibile osservarla in volo anche in pieno inverno nelle giornate più miti e soleggiate, come la Vanessa atalanta.

Piante alimentari

La pianta alimentare larvale principale per questa specie è l’ortica comune, Urtica dioica L.

Non mi risulta che siano state documentate deposizioni in natura su altre ortiche presenti in Italia, come Urtica urens L., Urtica membranacea Poir., Urtica pilulifera L., Urtica atrovirens Req. ex Loisel. o Urtica rupestris Guss., né su altre specie di ortica al di fuori dell’Italia, e anche le segnalazioni sulle specie del genere Parietaria L. sono indirette o non documentate: non sono comunque mai riuscito in cattività a far accettare Parietaria officinalis L. alle larve di questa specie.

Urtica dioica.

Humulus lupulus.

Viceversa, sono documentate sia l’utilizzo del luppolo (Humulus lupulus L.) come pianta alimentare larvale sia la deposizione delle uova in natura su questa pianta.

Uovo

Una delle caratteristiche che accomuna le specie europee del genere Aglais è la modalità di deposizione delle uova: la femmina le depone tutte insieme  o comunque in pochi grandi gruppi, contenenti fino a oltre 400 uova ciascuno, ammucchiandole letteralmente in ammassi di forma pseudo-conica con più strati di uova soprattutto nella parte centrale.

Le deposizioni avvengono quasi sempre sulla pagina inferiore delle foglie, e vengono scelte soprattutto delle foglie già grandi ma non lontane dall’estremità dei fusti.

Ogni singolo uovo è a forma di barilotto, verde lucido con 7 – 9 costole sottili, più chiare ed in rilievo, che si interrompono prima dell’apice formando una piccola zona liscia, rotonda e verde.

Durante lo sviluppo le uova si scuriscono: in realtà è la larva che si forma all’interno ad essere sempre più scura, le uova che rimangono verdi sono sterili, e l’aspetto di quelle fecondate diventa via via più scuro e trasparente, consentendo di vedere la larvetta all’interno, poco prima della schiusa. Nella foto che segue due larve sulla destra sono già uscite dall’uovo.

Tutte le foto delle uova e la maggior parte delle foto delle larve mostrate nel seguito, in particolare tutte quelle delle prime tre età, sono state riprese in cattività, a partire da un bel gruppetto di larve L4, provenienti da Rovigo, che mi ha gentilmente regalato Marco Gottardo (grazie ancora! 😊) all’ultima edizione di Entomodena, e per questo non riportano esplicitamente né la località – se non è indicata, è Rovigo – né la data: in cattività non è significativa, dato che le condizioni di allevamento sono molto diverse da quelle naturali.

Queste larve hanno completato da me il loro ciclo fino allo stadio adulto, si sono accoppiate in cattività e hanno dato vita ad una ulteriore generazione, che trovate in questo primo gruppo di foto e nel seguito di questo articolo.

In condizioni naturali un buon numero di larve verrebbe via via predato o morirebbe per altre cause: in cattività la predazione è invece nulla se si fa attenzione a non introdurre soprattutto ragni ma anche altri predatori (larve di sirfidi, eterotteri predatori, carabidi, coccinelle, …) con le piante di ortica, e se non ci sono né pioggia né vento né disturbi occasionali di altro tipo, la mortalità larvale scende praticamente a zero.

Quindi gli assembramenti di una gran quantità di larve mostrati in queste foto sarebbero difficilmente visibili in natura, in presenza di predatori e di eventuali condizioni metereologiche avverse.

Larva L1

La larva appena nata è giallastra con la capsula cefalica nera lucida e rade setole sottili lungo tutto il corpo. La sua colorazione tende al verde e poi a tinte brune man mano che si nutre e che le sue dimensioni corporee aumentano.

Le larve di prima età vivono gregarie in gruppi piuttosto grandi, filando una sorta di tappeto di seta sul quale alternano periodi di riposo e di alimentazione, muovendosi tutte insieme e mantenendo il contatto corporeo con le larve vicine.

La foglia viene consumata interamente già alla prima età, salvo le venature, e dopo il passaggio delle larve le venature e la tela di seta è tutto quello che resta.

Quando le larve si avvicinano alla prima muta, dopo quattro o cinque giorni dalla schiusa, il corpo si è scurito, soprattutto anteriormente, e si vedono due fasce sottili scure dorso-laterali.

Subito dietro la capsula cefalica nera comincia a prendere forma la nuova capsula cefalica, marrone, che sostituirà la vecchia all’atto della muta.

In preparazione della muta le larve filano tutte insieme uno strato di seta più spesso, all’apice di un fusto (penultima foto) o su una foglia (ultima foto), sul quale si sistemano smettendo di mangiare e non spostandosi più fino al completamento della muta.

Larva L2

Anche alla seconda età le larve rimangono gregarie e il loro aspetto cambia poco rispetto alla prima età: le dimensioni ovviamente aumentano, la capsula cefalica rimane nera e lucida, il corpo si scurisce ulteriormente e le setole diventano meno evidenti.

In preparazione della seconda muta le larve L2 si rifermano, e anche in questa fase si può notare la nuova capsula cefalica che sta prendendo forma a contatto con la vecchia.

Larva L3

È alla terza età che le larve assumono un aspetto che ricorda già quello definitivo: corpo molto scuro, quasi nero, e opaco, con una fine puntinatura bianca, false zampe addominali molto più chiare (si intravedono in un paio di larve in basso nella seconda e terza foto), setole dorsali che adesso partono da degli scoli che hanno la forma di piccole spine, come in tutte le Nymphalinae europee.

Le due larve al centro, più piccole, sono in muta tra L3 e L4, mentre le altre cinque larve hanno già fatto la terza muta e si sono appena affacciati alla quarta età.

Larva L4

Nella quarta e penultima età troviamo ancora le larve decisamente gregarie: si muovono a gruppi, filando le loro stradine di seta per ritrovarsi, è difficile trovare individui isolati, che potendo si riuniscono al gruppo, e ciascun gruppo o gruppetto si ricompatta quando si avvicina la muta, come si vede chiaramente dalle ultime due foto.

Le due foto successive ci consentono di stimare, anche se in condizioni poco naturali a causa della cattività, il tempo necessario per una generazione completa: nella prima foto, fatta il 15 aprile, due giorni dopo la chiusura di Entomodena, le larve ricevute due giorni prima da Marco Gottardo si erano riunite all’apice di un fusto di ortica per prepararsi alla quarta muta. Nella seconda foto, fatte il primo giugno 2025, le larve nate dagli accoppiamenti di quelle della prima foto avevano raggiunto lo stesso stadio, cioè si preparavano per la quarta muta, dopo un mese e mezzo.

15/4/2025.

1/6/2025.

Larva L5

Dalla terza alla quinta età l’aspetto delle larve cambia ben poco, a parte le dimensioni: e anche nella quinta e ultima età la larva è nera opaca, con una fine puntinatura bianca, la capsula cefalica è nera e lucida, le spine dorsali e laterali sono lunghe, sottili e ben evidenti, e le false zampe addominali sono rimaste di una tonalità chiara tra il rosa e l’arancione, contrastante con il nero del resto del corpo.

Amaseno (Frosinone), 9/7/2010.

Le larve L5, ancora raggruppate subito dopo la quarta muta, nel corso dell’ultima età si separano, rimanendo sulle piante di ortica, e completano l’accrescimento fino a cercare un luogo adatto per trasformarsi in pupa, che normalmente è la stessa pianta di ortica su cui si nutrivano fino a poco prima, ma può essere anche un’altra pianta o un qualsiasi altro supporto.

Amaseno (Frosinone), 9/7/2010.

Pupa

La larva matura, dopo aver scelto un punto adatto al quale sospendersi, come la maggior parte delle larve dei Nymphalidae (esclusa solo qualche specie appartenente alle Satyrinae) fila un cuscinetto di seta al quale si appende a testa in giù con l’ultimo paio di pseudozampe.

Dopo una giornata o poco più la pelle si fende dorsalmente, e la pupa, che nel frattempo sta prendendo forma all’interno, si agita e si contorce per liberarsi dell’involucro larvale, operazione che va in porto dopo pochi minuti.

Appena uscita dall’esuvia, la forma e i colori della pupa non sono quelli definitivi (come nella pupa in alto a destra nella prossima foto), e ci vorrà qualche ora per acquistare la forma definitiva, e ancora più tempo perché i colori si stabilizzino.

In cattività molte larve si impupano sulla pianta alimentare, ma molte altre scelgono le pareti e soprattutto il soffitto del contenitore, come nella prossima foto che mostra il lato superiore, dall’interno, della gabbietta di allevamento in tulle che le hanno ospitate.

È importante, per la larva, scegliere un punto che non abbia, al di sotto, ostacoli nelle immediate vicinanze, per consentire all’adulto, all’atto dello sfarfallamento, di appendersi alla pupa per far stendere le ali senza che urtino o si appoggino ad alcunché, per evitare malformazioni che comprometterebbero le sue capacità di volo.

La colorazione della pupa è assai variabile, da un verde/giallino ad un grigio/bruno abbastanza scuro, con parecchie sfumature intermedie, come si capisce da tutte queste immagini di pupe.

Il giorno che precede lo sfarfallamento gli astucci alari della pupa mostrano in trasparenza la pagina superiore dell’ala anteriore (foto precedente), con il colore rosso di fondo e il caratteristico occhio di pavone: è un segnale inequivocabile di schiusa per il giorno successivo, di solito la mattina poco dopo il sorgere del sole.

Segue un video del momento della schiusa, realizzato da Marco Petrucci da una pupa figlia anche lei degli adulti da me ottenuti in cattività.

(video di Marco Petrucci)

Da notare la pagina inferiore delle ali, molto uniforme e scura e ben diversa dai colori sgargianti della pagina superiore: questo aiuta l’adulto a sparire letteralmente quando si posa, e a celarsi in modo molto efficace durante l’inverno, dovendo passare lunghi mesi nascosta in qualche riparo in attesa della primavera.

Chiudo con una carrellata di adulti, in natura e di allevamento, per sottolineare ancora una volta l’eleganza e la bellezza di questa specie.

Pratoni del Vivaro, Roma, 8/8/2008.

Ovindoli (L'Aquila), 19/7/2010.

Amaseno (Frosinone), 19/7/2010.