Acherontia atropos

di Paolo Mazzei

La sfinge testa di morto, Acherontia atropos (Linnaeus, 1758), descritta originariamente nel genere Sphinx Linnaeus, 1758, è una grossa falena appartenente alla famiglia Sphingidae, ben nota per un disegno dorsale sul torace che fa pensare ad un teschio: un’area chiara con due puntini neri che sembrano orbite oculari e un disegno poco più in basso che ricorda vagamente una bocca.

A causa di questo disegno e soprattutto della stupidità umana, la nostra povera sfinge, anche se del tutto innocua nei nostri confronti, si è guadagnata una reputazione negativa, ha ispirato collegamenti con la morte e con le forze del male, ed è stata considerata messaggera di disgrazie e malattie e portatrice di sfortuna.

E questa “aria di morte” la si ritrova anche nel nome scientifico: il genere Acherontia [Laspeyres], 1809 fa riferimento all’Acheronte (in greco Αχέρων), fiumi degli inferi attraverso il quale Caronte traghettava le anime dei morti, e l’epiteto specifico atropos è il nome di una delle tre moire greche (parche per i latini), Atropo (in greco Άτροπος), che aveva il compito di recidere il filo della vita.

Fiumicino (Roma), 10 dicembre 2019.

Soprattutto n Europa questa falena era in passato molto temuta e vista come foriera di epidemie e pestilenze. Si trattava di una grande e scura creatura della notte, con occhi luminosi e con la sagoma di un teschio o di una maschera mortuaria sul torace; le bande gialle e nere sull’addome assomigliavano a delle costole, nascoste sotto ali simili a mantelli che avvolgevano il corpo. Se disturbata, cigolava (è l’unica falena che emette rumori udibili anche a una certa distanza) e saltellava come un demone: il rumore era visto come un avvertimento sonoro dell’avvicinarsi della morte. Nella Francia rurale, si riteneva che anche il solo contatto con le ali potesse provocare la cecità.

Nelle prossime due foto ecco il famigerato disegno a forma di teschio di due individui diversi.

Questa sua del tutto immeritata notorietà ha fatto sì che venisse citata e rappresentata in racconti, romanzi, dipinti, film, fin da epoche remote. Ne cito solo due a titolo di esempio, ma l’elenco potrebbe essere molto più lungo.

The Hireling Shepherd, di William Holman Hunt, 1851.

Il primo è The Hireling Shepherd (1851), un dipinto dell’artista preraffaellita William Holman Hunt, che raffigura un pastore che trascura il suo gregge per mostrare ad una attraente ragazza una sfinge testa di morto, che tiene in mano.

La falena è rappresentata con un ottimo realismo e con dovizia di particolari.

Dettaglio della mano del pastore che tiene la sfinge.

Il secondo è il film Il Silenzio degli Innocenti (The Silence of the Lambs): basato sul romanzo omonimo di Thomas Harris, è un thriller del 1991 diretto da Jonathan Demme, con protagonisti Jodie Foster e Anthony Hopkins.

La locandina del film mostra, sulla bocca di Clarice Starling (Jodie Foster), una sfinge testa di morto: si tratta probabilmente della specie molto simile Acherontia styx Westwood, 1847, ma non è immediato riconoscerla, anche perché il disegno toracico originale, che aiuterebbe a riconoscere la specie, è stato sostituito con un ritaglio di una celebre foto di Philippe Halsman e Salvador Dalí del 1951: In Voluptas Mors, che ritrae sette donne nude disposte in modo da formare un teschio: forse per dare un tocco peccaminoso all’immagine, o semplicemente a rappresentare le vittime del serial killer che Clarice Starling deve riuscire ad incriminare.

Ritaglio della locandina del film Il Silenzio degli Innocenti, 1991.

Dettaglio della locandina.

In Voluptas Mors, di Philippe Halsman e Salvador Dalí, 1951.

Ma torniamo agli aspetti entomologici. La specie abita permanentemente tutta l’Africa, con l’eccezione dei grandi deserti, il Madagascar, le Isole Comore, l’arcipelago delle Seychelles, Mauritius, Réunion, buona parte del Vicino Oriente e della Penisola Arabica, e le regioni più calde intorno al Mediterraneo, incluse le aree più meridionali della Penisola Iberica, dell’Italia, della Grecia e della Turchia. Nelle zone più calde di quest’area le generazioni si susseguono tutto l’anno, senza interruzioni.

Tra la fine della primavera e l’inizio dell’autunno Acherontia atropos migra verso nord, arrivando sporadicamente fino in Islanda e nel nord della Scandinavia, ma la densità degli individui migranti diminuisce all’aumentare della latitudine.

In Italia la specie si riproduce in estate, e le larve sono particolarmente frequenti all’inizio dell’autunno; in conseguenza delle temperature invernali sempre più miti, è stabilmente presente in Sicilia e nel sud della Sardegna, dove le pupe autunnali riescono a passare l’inverno e a schiudere in primavera, ma localmente e occasionalmente qualche pupa sopravvive anche più a nord.

Nella stagione calda in Europa è attiva di notte, dal tramonto fino a dopo la mezzanotte, ed è attratta dalle luci artificiali.

In rosso l'areale permanente, in arancione quello estivo di origina migratoria.

Pittaway cita le seguenti piante alimentari larvali:

Piante alimentari larvali principali: la maggior parte delle Solanaceae, in particolare Solanum tuberosum (patata), Solanum dulcamara, Solanum melongena (melanzana), Lycium europaeum, Lycium barbarum, Physalis angulata, Hyoscyamus, Atropa belladonna (belladonna), Nicotiana tabacum (tabacco) e Datura stramonium (stramonio).

Piante alimentari larvali secondarie: Verbenaceae (Vitex agnus-castus), Oleaceae (Jasminum, Ligustrum, Olea (incluso l’ulivo), Schrebera alataFraxinus), Beta vulgaris, Nerium oleander, Buddleja, Cannabis sativa, Tecomaria capensis, Tecoma stans, Malus pumila (melo), Pyrus communis (pero), Sambucus, Sesamum indicum, Stachytarpheta jamaicensis e molte altre piante.

Nelle Canarie è stata trovata su Cussonia, Podranea riscasoliana, Spathodea campanulata, Tabebuia, Cordia sebestena, Jasminum, Datura, Nicotiana glauca e su varie specie di Clerodendrum.

Gli adulti bottinano sui fiori, tra cui i gelsomini, e si cibano della linfa degli alberi e dei succhi di frutti molto maturi. Spesso entrano negli alveari, forano gli opercoli delle cellette con la spiritromba corta e robusta e si nutrono del miele in esse contenuto, ma qui da noi il danno è decisamente modesto, a causa della scarsità della specie.

La sfinge testa di morto è l’unica farfalla al mondo capace di produrre suoni udibili anche da lontano: l’adulto, quando viene disturbato o si sente minacciato, emette un suono abbastanza forte, tra un cigolio e uno stridio, a scopo difensivo/intimidatorio.

Uovo

La femmina depone le uova singolarmente, soprattutto sulla pagina inferiore delle foglie, ma anche sui fusti, fiori e frutti delle piante alimentari. Nelle foto due uova deposte entrambe sullo stramonio (Datura stramonium L.), la prima alla biforcazione di un rametto e la seconda su un frutto.

L’uovo è subsferico (1.5 x 1.2 mm), verdastro chiaro, e tende a scurirsi poco prima della schiusa.

Larva L1

Alla schiusa la larva di prima età è giallastra, con un cornetto caudale molto evidente nero lucido, rettilineo e bifido all’estremità.

Durante lo sviluppo, e come conseguenza dell’alimentazione, la colorazione tende al verde chiaro. Il corpo si allunga ma il cornetto caudale, rigido e chitinoso, non può accrescersi e rimane invariato in forma, colore e dimensioni fino alla prima muta (una larva di prima età in muta è visibile nella seconda delle foto successive).

Larva L1 in muta verso L2.

Larva L2

All’inizio della seconda età l’aspetto della larva non è cambiato granché, con l’eccezione del cornetto che, oltre ad essersi allungato, si è schiarito ed ha ora l’intera superficie ricoperta di corte spinette.

La prima delle due foto successive mostra la larva della foto precedente, che era in muta da L1 verso L2, che ora ha appena terminato la muta (e quindi è in seconda età) e si è nutrita della “pelle” da cui è uscita. La seconda foto mostra invece un dettaglio del cornetto caudale della stessa larva.

Verso la fine della seconda età la colorazione, da uniforme che era, si arricchisce di una serie di deboli bande laterali inclinate, tra il biancastro e l’azzurro sul verdino di fondo, sui due lati di ciascun segmento, grosso modo parallele, come direzione, al cornetto caudale.

Nelle tre foto successive l’evoluzione di un’altra larva di seconda età: appena fatto la muta nella prima, durante lo sviluppo la seconda e in muta verso la terza età nell’ultima.

Anche qui si vedono le bande laterali alla fine dell’accrescimento, particolarmente evidenti nella terza foto, nella quale si vede anche la capsula cefalica della seconda età, rigida e priva della capacità di accrescersi, che sporge adesso all’estremità anteriore del corpo, a destra, pronta a cadere al momento della muta, mentre la nuova capsula le è subito dietro, sopra la prima coppia di zampe anteriori, e sarà funzionale subito dopo la muta.

Larva L3

Dalla seconda età alla terza la colorazione cambia poco: le bande trasversali diventano leggermente più contrastate, ma le differenze più evidenti riguardano il cornetto caudale, che si incurva leggermente verso l’alto, e la superficie del corpo, che, nella terza età, si ricopre di piccoli tubercoli biancastri, disposti in modo assai regolare su ciascun segmento.

Alla terza età diventa frequente ed evidente l’atteggiamento da “sfinge”, che dà il nome alla famiglia: la larva inarca la parte anteriore del corpo, mantenendo la testa rivolta verso l’avanti e tenendosi ancorata al supporto spesso con solo le ultime tre o quattro (su cinque) coppie di false zampe addominali, come nella prima foto che segue.

E siamo quasi pronti per la quarta età: la foto che precede mostra una larva in muta tra la terza e la quarta età, com’è evidente dalla capsula cefalica che sporge dalla nuova, che la sostituirà subito dopo la muta.

Larva L4

La prima foto mostra una larva immediatamente dopo la muta: a destra si vede l’esuvia appena abbandonata, con l’astuccio scuro del cornetto caudale.

Le dimensioni del nuovo cornetto sono imponenti, e la sua forma ha cambiato ancora, adesso forma una S, piegandosi prima leggermente verso il basso e poi più decisamente verso l’alto.

Un elemento nuovo della quarta età rispetto alle precedenti è la variabilità della colorazione: adesso il colore di fondo può essere verde, verde giallastro, giallo e bianco oppure decisamente giallo, e le bande laterali possono avere linee bianche, verdi, azzurre, blu e viola.

In alcuni esemplari l’estremità del cornetto caudale può essere piegata decisamente in avanti come in un piccolo gancio, come nelle due foto che seguono.

È solo alla quarta età che il giallo fa la sua comparsa come colore di fondo delle larve, uniforme come nella prima foto o insieme al bianco nelle zone intorno agli spiracoli (stigmi) respiratori nella seconda.

Larva L5

Alla quinta e all’ultima età la variabilità della colorazione raggiunge il suo massimo, insieme alle dimensioni, ma il cornetto caudale si riduce nettamente rispetto alla lunghezza del corpo, e si flette leggermente verso il basso, con la punta che si piega, in una corta curva molto stretta, quasi completamente verso l’alto.

Oltre a tutte le possibili sfumature di verde, verde giallastro e giallo più o meno aranciato, all’ultima età compare anche una variante bruna, con un pattern molto diverso rispetto alle forme più tipiche dotate di bande laterali regolari e inclinate su ciascun segmento: niente bande nella forma scura, solo un accenno di linea spiracolare ancora più scura. Inoltre i tre segmenti toracici sono bianchi e molto contrastanti con il resto del corpo, con delle macchie laterali scure indistinte e una banda toracica dorsale nera.

Ma alla fine dell’età precedente non c’è ancora nulla che possa far prevedere il cambiamento di colore: le tre foto successive mostrano la stessa larva, la prima poco prima della muta alla fine della quarta età, la seconda foto tre giorni dopo, subito dopo la muta, e la terza foto il giorno dopo la seconda foto.

Come è evidente dalle foto, si passa, con la muta, dalla colorazione verde chiara a bande laterali inclinate alla seconda foto in cui le zampe e il cornetto sono già molto scuri e sui lati il colore si è già notevolmente scurito pur conservando un accenno di bande inclinate, che scompaiono del tutto nell’ultima delle tre foto.

Focene (Roma), 4/12/2008.

Focene (Roma), 7/12/2008.

Focene (Roma), 8/12/2008.

Pupa

Alla fine della quinta età le larve si interrano, sia sfruttando gallerie preesistenti sia scavando se il terreno è sufficientemente sciolto, ad una profondità che può andare da una decina di centimetri fino a mezzo metro. Qui la larva costruisce, utilizzando anche la sua seta, una camera pupale dalle pareti lisce dove, in una settimana circa, si trasforma in pupa.

La pupa può superare gli 8 cm di lunghezza, è lucida e liscia, di un colore rossastro che ricorda il mogano. Nei periodi caldi e nelle regioni calde l’adulto emerge dal terreno dopo una ventina di giorni; in Europa le pupe autunnali svernano e, se le temperature invernali non sono troppo basse, l’adulto sfarfalla nella primavera successiva.

Nelle prossime sei foto si vedono tre pupe diverse, riprese dorsalmente, lateralmente e ventralmente. Nella seconda e quarta foto si può notare che, nella zona dorsale di confine tra torace e addome, è presente un’area rugosa a forma di 8, tipica di questa specie e della sfinge del convolvolo, Agrius convolvuli (Linnaeus, 1758), ma quest’ultima si riconosce a colpo d’occhio per il vistoso e inconfondibile astuccio della spiritromba libero e incurvato ventralmente tra gli astucci alari, come vedremo quando parleremo di questa specie.

Adulto

Concludo con qualche altra immagine di adulti. L’apertura alare di questa specie può arrivare a 13 centimetri e la seconda foto, di un esemplare che tenevo in mano, può dare un’idea delle sue dimensioni.

Fiumicino (Roma), 10 dicembre 2019.

Fiumicino (Roma), 10 dicembre 2019.

Pratoni del Vivaro (Roma), 15 agosto 2008.

Mega Livadi, Serifos, Grecia, 15 agosto 2015.

Pratoni del Vivaro (Roma), 2 agosto 2007.

Ostia (Roma), settembre 1995. Da una vecchia diapositiva Ektachrome 64.