Euplagia quadripunctaria

di Paolo Mazzei

Questo mese parliamo di Euplagia quadripunctaria, descritta dall’entomologo austriaco Nikolaus Poda von Neuhaus nel 1761; appartiene alla famiglia Erebidae, sottofamiglia Arctiinae, ed è distribuita in tutta Europa, con l’eccezione dei paesi scandinavi e della maggior parte delle isole britanniche, spingendosi, attraverso la Grecia e la Turchia, fino all’Iran e al Turkmenistan.

La specie è protetta, a livello europeo, dalla Direttiva Habitat 92/43/CEE, Allegato II (specie di interesse comunitario la cui conservazione richiede la designazione di zone speciali di conservazione), dove compare come specie prioritaria.

Ha una sola generazione, da inizio giugno a fine settembre, ma è particolarmente abbondante nei mesi di luglio e agosto. Le uova, deposte durante l’estate, schiudono normalmente in un paio di settimane e le larve si accrescono durante l’autunno, l’inverno e la primavera successiva, fino ad impuparsi nel mese di maggio.

Secondo Stoch F., Genovesi P. (ed.), 2016. Manuali per il monitoraggio di specie e habitat di interesse comunitario (Direttiva 92/43/CEE) in Italia: specie animali. ISPRA, Serie manuali e linee guida, 141/2016:

Sebbene a livello europeo la specie presenti delle criticità da un punto di vista conservazionistico, in Italia E. quadripunctaria è piuttosto comune e nessuna delle popolazioni note sembra correre il rischio di estinguersi nel futuro immediato.

Una delle ragioni per cui questa specie è stata dichiarata prioritaria dalla Direttiva Habitat sta di casa nell’isola di Rodi, che è greca ma dista meno di 20 km dalla costa turca: nella parte settentrionale di quest’isola c’è una valle, percorsa da un ruscello con acqua corrente e cascatelle anche d’estate e quindi fresca e umida rispetto al territorio circostante, in una località il cui nome greco è Πεταλούδες (Petalùdes), che vuol dire “farfalle”, al plurale. E il plurale è più che corretto per il numero di individui presenti, che si assembrano numerosissimi fin quasi a ricoprire i tronchi degli alberi di questa valle, ma non per il numero di specie: si tratta infatti di una specie sola, appunto quella di cui stiamo parlando qui. I tronchi che queste farfalle ricoprono appartengono ad un albero molto interessante, il Liquidambar orientalis, unico rappresentante europeo dell’unico genere – Liquidambar, appunto – compreso nella piccola famiglia delle Altingiaceae, diffusa anche in America settentrionale e centrale e in Asia. Il Liquidambar orientalis è spontaneo, in Europa, solo a Rodi, e altrove solo nelle piane alluvionali della Turchia sud-occidentale, di fronte a Rodi, in un’area ormai molto frammentata che non raggiunge nemmeno i 1500 ettari.

La nostra farfalla ama particolarmente quest’albero, essendo attratta dalla linfa dolce e aromatica che trasuda dalla sua corteccia, ed è proprio la presenza dell’albero che fa la differenza: in un’altra isola greca, Serifos, anche lei assai arida tranne una valletta umida percorsa da un piccolo ruscello dove però non è presente il Liquidambar orientalis, Euplagia quadripunctaria è relativamente abbondante – le tre foto successive le ho fatte lì -, ma il numero di individui che si possono incontrare percorrendo in luglio o agosto questa valle per tutta la sua lunghezza è di poche unità, rispetto alle migliaia che si vedono agevolmente in un qualsiasi giorno d’estate nella “Valle delle farfalle” di Rodi.

Le uova, grosso modo sferiche, uniformemente biancastre appena deposte e con colorazione più scura e meno uniforme poco prima della schiusa, come nella foto che segue, vengono deposte in gruppi, anche di qualche decina, sulle foglie delle piante alimentari.

La specie è decisamente polifaga allo stadio larvale e si nutre di un gran numero di specie botaniche erbacee e arbustive: nei luoghi più caldi la larva è particolarmente frequente sullo Spartium junceum, e la si incontra soprattutto di notte; personalmente l’ho trovata anche su Urtica, Taraxacum, Plantago, Carpinus betulus, Nicotiana glauca.

La schiusa avviene di norma dopo un paio di settimane.

L1
L1

Le larve di prima età (L1) cominciano a nutrirsi subito dopo la schiusa e il loro sviluppo è assai rapido, tanto più quanto più alta rimane la temperatura ambiente.

Dalla seconda età (L2) in poi, la colorazione larvale si avvicina, cambiando di poco ad ogni muta, lentamente e progressivamente a quella dell’ultima età (L5).

L2

Larva L2.

L2

Larva L2.

Alla seconda età comincia a definirsi la colorazione dorsale, con due bande dorso-laterali scure e una banda giallastra al centro.

Alla terza età il pattern diventa più netto e contrastato.

L3

Larva L3.

L3

Larva L3.

Appaiono delle macchiette bianche, a cavallo della divisione tra i segmenti al di sopra dell’attaccatura delle false zampe e, a volte, nell’area dorso laterale.

Alla quarta età la banda dorsale vira all’arancione e diventa continua; le macchiette bianche latero-ventrali sono ora più evidenti.

L4

Larva L4.

L4

Larva L4.

Dopo l’ultima muta la larva, alla sua quinta età, è matura e assume la sua colorazione definitiva prima di impuparsi.

Si alleva agevolmente, fin dalla schiusa dell’uovo, su Taraxacum e Plantago, presenti pressoché ovunque. Dovrebbe essere evitato l’allevamento in casa quando i riscaldamenti sono accessi, altrimenti la diapausa invernale viene saltata ed è frequente avere sfarfallamenti intorno a Natale o in pieno inverno, completamente fuori tempo rispetto alle schiuse in natura, sempre e solo estive.

Larva matura (L5).

Larva matura (L5).

Larva matura (L5).

In natura le larve mature si trovano con facilità tra aprile e maggio, e sono attive soprattutto di notte. La prima foto mostra una larva che si ciba, la notte, di una foglia di carpino, mentre le altre due sono foto notturne sulla ginestra odorosa, Spartium junceum, pianta che le ospita frequentemente.

Larva matura su Carpinus betulus.

Larva matura su Spartium junceum.

Larva matura su Spartium junceum.

La larva matura si impupa tessendo un bozzolo rado a terra tra le foglie morte e i detriti, le pupe le ho rimosse con cautela dal bozzolo per poterle fotografare. Gli astucci alari della pupa formata da poco sono semitrasparenti, come si vede dalla prima foto.

Dopo qualche giorno la pupa diventa più opaca e più scura, soprattutto in corrispondenza della testa: ci avviciniamo alla schiusa.

Pupa.

Pupa.

Pupa.

Uno o due giorni prima della nascita dell’adulto, gli astucci alari mostrano in trasparenza la pagina superiore della ali anteriori: sono ben visibili le bande chiare sullo sfondo nerastro.

Il pattern alare non è molto variabile e questa specie, in Europa, è facilmente riconoscibile. Nella seconda foto ho messo a confronto un individuo greco (metà sinistra della foto) con uno italiano (metà destra): la sottile linea chiara evidenziata dalla freccia azzurra è presente nella maggior parte degli esemplari greci e non compare negli esemplari fotografati in Italia.

C’è un’altra pianta, oltre al Liquidambar di Rodi, che piace molto agli adulti di questa specie pur non provocando assembramenti così numerosi, e vive anche qui da noi: è la canapa acquatica, Eupatorium cannabinum, che fiorisce da luglio a settembre, e quindi la sua fioritura coincide con il periodo di volo della Euplagia quadripunctaria.

La nostra farfalla frequenta in buon numero i capolini della canapa acquatica, che viene anche utilizzata per la deposizione delle uova e le sue foglie sono gradite alle larve. Per chi possiede un giardino e ama le farfalle, la canapa acquatica è una delle piante più indicate per attrarre a colpo sicuro questa e diverse altre specie, come la Argynnis paphia, e non è una specie aliena e infestante come la Buddleja davidii, di origine cinese.

Adulto su Eupatorium cannabinum.

Adulto su Eupatorium cannabinum.